La rivoluzione non si vota, si fa.
Nonostante questa crisi occupazionale senza precedenti abbia annichilito
una generazione intera, rendendola sempre più dipendente dallo stipendio dei
genitori o dalla pensione dei nonni.
Nonostante questa casta con i suoi privilegi abbia creato una rabbia indomita e
mai sopita verso chi, invece di risolvere i nostri problemi, preferisce sguazzare
nel lusso.
Nonostante quest'Europa, colonizzata dai grossi poteri finanziari che fanno il
bello ed il cattivo tempo, stia distruggendo le Nazioni e macellando il loro Stato
Sociale in un'ottica mercatistica in cui la dignità dell'uomo sta all'ultimo
posto nella scala dei valori.
Nonostante il rancore di intere classi sociali, progressivamente impoverite
oppure distrutte, come nel caso del cosiddetto "ceto medio".
Nonostante tutti questi ingredienti, i nostri usurpatori possono stare
tranquilli. Non ci sarà nessuna rivoluzione, nessuna ghigliottina, nessuna
marcia su Roma.
Innanzitutto non c'è un bersaglio da colpire: a chi si dichiara guerra? Ai
politici che non fanno il loro lavoro? Ai banchieri trasformatisi oramai in
usurai? Ai Plutocrati di quest'Unione Europea che, con ogni probabilità, il 70%
della popolazione non conosce nemmeno?
E poi come ci si ribella in una società oramai contraddistinta da invidie e divisioni di ogni tipologia? Dovremmo essere noi
contro loro, ma spesso diventiamo noi contro noi, perché in tanti si sentono gli unici e soli condottieri adatti a dirigere questa battaglia, favorendo la moltiplicazione di partiti, sette, movimenti, bande che, invece di coalizzarsi, finiscono per azzannarsi
tra di loro.
Parliamoci chiaro: fondamentalmente questa globalizzazione non ci dispiace.
E' vero, forse non avremo un futuro.. ma finché c'è pane in tavola c'è
speranza, o per meglio dire: finché c'è Smartphone in tasca c'è speranza.
